
Le start up innovative sono un tipo di impresa di cui si parla molto e che affascina l'immaginario collettivo. Se c'è chi pensa sia una forma di impresa per nerds, una via semplice per il successo e la ricchezza, si ricreda velocemente. L'esperienza pratica di chi si avvia in questa avventura racconta di grandi sacrifici, difficoltà, inciampi, piccole e grandi scoperte e fatica. Con un grande problema di fondo: nessuno ti dice cosa fare, lo devi scoprire tu. Di seguito una piccola parte dell'esperienza maturata sviluppando il progetto Wefrood, l'app della frutta e verdura buona.
La quantità di dati che "il dietro le quinte" porta ad analizzare è inimmaginabile per chi non abbia mai provato a lanciare un progetto come Wefrood. Sviluppare una app per il consumatore ed allo stesso tempo un canale di comunicazione per le imprese è assolutamente affascinante ma implica un punto di vista sul mercato completamente diverso da quello che si insegna nelle università di Agraria.
User interface (UI) e user experience (UX)
La prima cosa da fare è comprendere che tutto lo sviluppo è guidato dal consumatore, dall'utente, l'user, che a seconda dell'ambiente che trova e delle sue intenzioni inizierà a comportarsi in un certo modo.
Per seguirlo ccorre imparare un vocabolario che fino a dieci anni fa non esisteva: dashboard, social, link, redemption, analytics, first open etc. Non si guardano più i prezzi delle angurie o le quotazioni del melone. ma si cerca di capire quante pagina sfoglia un utente mentre consulta l'applicazione o su quale specie di concentra.
Si scoprono allora cose interessanti. Ad esempio, che il numero di pagine consultate in media da un utente sull'app è molto superiore al numero di pagine che lo stesso utente sfoglierebbe su un sito internet che contiene informazioni simili. Osservando i flussi degli utenti sulle pagine, si nota che la cosa più importante è che le pagine ed i bottoni da cliccare siano posti in un ordine logico in parte dettato dall'abitudine ormai acquisita nell'utilizzare i telefoni smart ed in parte dalle intuizioni che, chi sta dietro la progettazione, può avere.
Diventa importante immaginare un comportamento utente medio e poi verificarlo attraverso il controllo dei dati. Quante persone superano la prima barriera ed arrivano alla seconda, ed ancora quante accedono dalla seconda alla terza, come si comporta chi esce da questa logica, quali problemi incontrano la maggior parte degli utenti?
Sono tutte domande che ci si fa prima, durante e dopo la pubblicazione ma dopo la pubblicazione i dati forniti dalle dashboard sono chiari ed implacabili. Dove non si arriva con l'intuito, si procede con i questionari agli utenti. Con domande mirate e grazie alla loro disponibilità si ottengono conferme alle ipotesi che i dati suggeriscono. Originalità e metodo, fantasia e dati, esperienza diretta e modelli matematici.
Finanza d'impresa, burocrazia e false promesse per le start up
Oltre alle parti belle, uno startupper deve preoccuparsi di tre cose:
- come trovare i soldi per finanziare una start up
- come evitare i tranelli delle false promesse (incubatori, bandi regionali, finanziamenti pubblici)
- come evitare la burocrazia che uccide le piccole imprese
La prima è difficile ma allo stesso tempo semplice. Occorre convincere qualcuno a prestarteli o ad investire. Bisogna spiegare le cose semplicemente e sapere indicare da dove potrebbe arrivare il primo € di ricavi. Prima di parlare di milioni occorre capire come fare i singoli euro.
La seconda è più insidiosa. L'offerta di bandi, finanziamenti e coaching per le start up è molto alta. In realtà tutti possono fare qualcosa ma nessuno è determinante. Il problema è che ognuna di queste cose assorbe tempo. Ed allora occorre decidere cosa sia assolutamente indispensabile ed abbandonare tutto il resto
La terza non si può evitare. Se siete allergici alla burocrazia procurate anche il denaro per pagare una persona che si faccia carico di ciò che non vi piace.
Collaboratori motivati nelle start up, il work for equity
Chiunque abbia provato a sviluppare una start up avrà capito che il problema principale è stabilizzare i gruppi di lavoro durante un processo in cui tutti i giorni occorre riconsiderare le proprie convinzioni. C'è solo un modo per farlo: assicurarsi che chi collabora riceva un premio molto alto se le cose andranno bene e potrà limitare le perdite se le cose vanno male. Si chiama work for equity ed è la via migliore.
Le start up sono Un mondo molto affascinate, che se volete, possiamo condividere. Scriveteci.
Per seguirci nel confronto tra presente e passato, rileggete l'articolo che pubblicammo qualche mese fa sugli obiettivi del progetto.